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La storia delle sedi teatrali di Bologna

Il Teatro Arena del Sole, progettato dall’architetto milanese Carlo Aspari, sorge nell’area dell’ex Convento delle Monache Domenicane di Santa Maria Maddalena, di cui oggi resta solo il chiostro interno, e nasce originariamente come “luogo dato agli spettacoli diurni”, come rivela l’iscrizione posta sulla sua facciata neoclassica realizzata da Gaetano Rubbi nel 1888. A suo coronamento, si trovano inoltre tre statue di Alfredo Neri, rappresentanti Apollo (al centro), la Poesia (a sinistra) e la Tragedia (a destra).
Dall’inaugurazione del 5 luglio 1810, per almeno un secolo, il teatro non ha avuto nessuna copertura e la stagione avveniva a cielo aperto, tra la primavera e l’autunno, con appuntamenti dal pomeriggio al tramonto. Questa conformazione ha definito fin da subito l’Arena del Sole come un teatro popolare, aperto a tutti i ceti sociali, anche grazie a una programmazione composta da spettacoli dai linguaggi eterogenei, dalla prosa ai veglioni carnevaleschi, dai drammi agli spettacoli circensi. 

È solo con il 1916 che il teatro viene dotato di un tetto smontabile, consentendo di proporre un calendario anche invernale. 

Con la crescente popolarità del cinema, l’Arena del Sole inizia ad accogliere non solo pièce teatrali ma anche film, fino a trasformarsi negli anni Cinquanta solo in un cinematografo. L’attività teatrale riprende nel 1984, quando il teatro diventa proprietà del Comune di Bologna. Volendo dotare la città di un adeguato luogo per la prosa, viene avviata una radicale ristrutturazione degli spazi interni dell’edificio. 

Proprio in questa fase, nel 1988, lo scantinato sul retro viene occupato, divenendo negli anni uno dei centri sociali più rilevanti della città, vero e proprio punto di riferimento della cultura underground: l’Isola nel Kantiere, da cui sono passati gruppi musicali al tempo emergenti come i CCCP, Sud Sound System, Sangue Misto e Arresto Cardiaco, ma anche dj, rappers e graffitisti quali Soul Boy, DJ R, Speaker Dee Mo, Papa Ricky, DJ Gruff e solisti quali Speaker Dee Mo, Neffa, Papa Ricky e DJ Rodriguez. Nel 1991 il centro sociale è stato sgomberato, ma da quell’esperienza nascerà nel 1993 il Link Project, oggi noto solo come Link. 

I lavori di ristrutturazione della struttura si concludono nel 1995 e la “nuova” Arena del Sole viene inaugurata il 20 febbraio dello stesso anno. Ancora oggi il teatro dispone di una sala piccola (Thierry Salmon) e di una grande (Leo de Berardinis), quest’ultima dotata di una pedana in legno modulare – la prima in Italia – che grazie a un meccanismo idraulico consente il sollevamento della platea a livello del palcoscenico e il suo ampliamento fino a 25 metri. Il teatro resta di proprietà del Comune e la gestione è affidata alla Cooperativa Nuova Scena fino al 2014, anno in cui l’Arena del Sole entra a far parte del circuito di Emilia Romagna Teatro Fondazione.


TEATRO DELLE MOLINE

A pochi passi da via dell’Indipendenza, nel cuore della zona universitaria, sorge il Teatro delle Moline, il cui nome deriva dalla strada che lo ospita – via delle Moline, per l’appunto –, un’antica zona d’acqua dove un tempo si concentravano mulini e attività artigianali. 

Il teatro è situato su un lato del Cinquecentesco Palazzo Bentivoglio ed è nato negli Settanta del Novecento come spazio indipendente e d’avanguardia su iniziativa della compagnia Teatro Nuova Edizione, fondata dal drammaturgo e regista Luigi Gozzi

Dall’inaugurazione del 9 febbraio 1973 fino al 2006, il Teatro delle Moline è stato sotto la direzione artistica dello stesso Gozzi e dell’attrice Marinella Manicardi, che hanno scelto di dare spazio ad artisti e compagnie di nuova generazione impegnate nella ricerca teatrale. La gestione è passata poi a Emilia Romagna Teatro Fondazione, che ha raccolto l’eredità del progetto originario continuando a farne un luogo di accoglienza per nuove drammaturgie, monologhi e creazioni d’autore. 

La peculiarità del Teatro delle Moline è avere una sala piccola e raccolta – appena quaranta posti in gradinata e uno spazio scenico di sei metri per quattro – che permette una inusuale prossimità tra scena e pubblico, rendendo ogni spettacolo un’esperienza intima e immersiva.