L’armata Brancaleone
Teatro Arena del Sole Sala Leo de Berardinis
A proposito di questo spettacolo
L’armata Brancaleone è ora in scena. Ripercorrendo le rocambolesche avventure del nobile cavaliere Brancaleone da Norcia, l’attore e regista Roberto Latini dà vita a una innovativa visione del testo. Con lui, in questo progetto, un ricco cast tra attrici e attori che, in dialogo con la musica, ci riporteranno ai tempi di Aurocastro.
Molti grandi artisti ne hanno formato l’immaginario a noi noto, a partire dai grandi film come quello diretto da Mario Monicelli.
Questa volta, però, sul palcoscenico, l’Armata diventa patafisica.
Diviene un’eccezione, una condizione del pensiero alla quale riferirsi sull’onda di una partitura scenica in cui “Immaginare le parole oltre le parole, sospendersi tra suono e senso”.
Lasciandosi rapire da questo disordine, non si tratta dunque di mettere in scena il film: piuttosto, di trattare la sceneggiatura come fosse un classico del contemporaneo e tentare altro, attraverso quel che sembra.
Note:
“L’Armata Brancaleone non è un film. Forse, non lo è mai stato.
È materia in movimento, antimateria, capace di innovarsi, rinnovarsi di continuo, eppure saldamente nella sensazione familiare di profili conosciuti […] L’amata Armata è qualcosa che nel tempo è riuscita in un altrove; ne è uscita più volte, e ci ha chiamati lì fuori, a raggiungerla, aspettandoci.
È forse una condizione del pensiero, un meccanismo di accensioni, una mappa alla quale riferirsi tentando una scrittura scenica. Una scrittura che diventi scenica.
Age e Scarpelli e Monicelli hanno inventato un’immaginazione.
Hanno convocato parole e le hanno rinominate, ribattezzate, nella grammatica aulico-ciociara di bambini adulti impegnatissimi nella serietà di un gioco antico e modernissimo […] Per leggere la leggerezza bisogna scrivere con gli occhi. Immaginare le parole oltre le parole, sospendersi tra suono e senso. L’armata Brancaleone sembra avere uno spettatore ideale: noi bambini, al riparo dall’età, che inquadriamo ogni inquadratura dal nostro punto di vista, del nostro punto di s-vista, per il quale abbiamo alibi di fantasia.
Quanto lì davanti si ricostruisce allora nelle sfumature del presente, dell’assente, del qui e ora, dell’altrove, del forse, come il teatro che si finge nel teatro.
Elogiandone il disordine, non può trattarsi certamente di mettere in scena il film.
Piuttosto, trattare la sceneggiatura come fosse un classico del contemporaneo e tentare altro attraverso quel che sembra.
Ad Aurocastro, ad Aurocastro, ad Aurocastro! “
Roberto Latini
Durata: 85 minuti
Repliche
Al 12/11/2021
Dati artistici
foto di Guido Mencari