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LA CASA ALTRIMENTI
Piersandra Di Matteo

Il titolo HOME si presenta senza aggettivi e si declina al plurale. È forse un invito gridato ad aprire le porte. O forse un nome comune da cui guardare la migrazione deponendo la retorica dell’eccezionalità. Quando Sarah Ahmed ci invita a riflettere sulla nozione di “casa” insiste su un punto non derogabile: attenzione al “feticismo dello straniero”! E si riferisce alla costruzione di “figure” dall’entità astratta e universalizzata. Come l’identificazione del migrante con un soggetto che, lasciata la propria casa, lontano dal luogo di nascita – mitizzato come originario e autentico –, vive una condizione di sradicamento ontologico, bollo da cui sembra non potersi più liberare. Si tratta di un automatismo che non tiene conto delle migrazioni radicate in una complessità di processi storici, che svaluta i corpi nella loro materialità, che sminuisce i modi attraverso i quali le esistenze producono divenire.
HOME vuole incontrare gli affetti, le narrazioni, le memorie, i saperi, i movimenti sensoriali che intrecciano i corpi al mondo, quelli che si manifestano nella concretezza delle relazioni e dei legami della sfera ordinaria dell’esistenza, il potenziale trasformativo del viaggio, le rappresentazioni dello spazio domestico dentro il mercato della cura: tutti luoghi dove si può fare esperienza del sentirsi non sentirsi a casa.
A prendere la scena sono i corpi di artiste guerriere che inventano modi per abitare memorie legate ai Paesi d’origine, a esercitare la relazione tra voce, corpo e linguaggio è un’attrice siriana, a stimolare l’archivio del sentire nella culla dei gesti quotidiani è una coreografa palestinese, a prendere parola e a condurre lezioni giornaliere sono i membri della comunità marocchina, eritrea, rom e sinti, iraniana, senegalese, ucraina, peruviana, cinese, palestinese, maliana e ivoriana, che insieme danno corpo a una cittadinanza affettiva, capace di istituire nuove forme di parentela e altre pedagogie. In questo quadro indossare la maschera dell’istituto giuridico del referendum è una tattica artistica per generare spazi di dibattito pensati come transiti fisici nello spazio pubblico.
Se contatto e incontro sono le parole chiave delle dieci giornate di HOME, ecco che la casa finisce per riguardare il futuro. Ben lontano dall’essere un posto idealizzato dell’origine, la casa si dà in formazione nelle negoziazioni e connessioni che l’arte, attraversata dalle differenze, è in grado di generare.