Il Ministero della Solitudine
Teatro Arena del Sole Sala Leo de Berardinis
A proposito di questo spettacolo
Di chi si dovrebbe occupare un Ministero della Solitudine? E il suo fine sarebbe davvero quello di cancellare quella condizione esistenziale?
Lo spunto dello spettacolo nasce da una notizia di cronaca politica internazionale. Nel gennaio 2018, la Gran Bretagna ha nominato ufficialmente un ministro della Solitudine, il primo al mondo, per far fronte ai disagi che questa può provocare a livello emotivo, fisico e sociale. L’anno successivo viene inaugurato il relativo Ministero, «istituzione dalla natura politicamente ambigua e dalle finalità incerte».
A partire da questa vicenda, la compagnia lacasadargilla inaugura una riflessione su un luogo – reale e immaginifico – capace di operare con linguaggi e dispositivi narrativi intorno ai desideri, ai rimossi e alle immaginazioni di un’epoca che sempre più richiede di ragionare con cura sulle comunità dei viventi.
Una scrittura originale di, con e per cinque attori, strutturata per flash, incontri, incidenti e costituita da partiture fisiche all’orlo di una danza. Una storia che indaga la solitudine innanzitutto come incapacità, come difficoltà del desiderio – oggetto non controllabile per definizione – a trovare una corrispondenza, avendo in sé una speranza troppo alta, spericolata o eccessiva, per potersi mai realizzare. O ancora quella solitudine in cui si sprofonda perché ciò che è successo è irrecuperabile, e non interessa a nessuno.
Scrive lacasadargilla: «Mantenendone ferma la natura “leggera” e incidentale – come nell’improvviso rendersi conto che la propria vita è racchiusa in un acquario
– abbiamo immaginato una struttura articolata attorno a cinque vicende, cinque storie di solitudine. Dell’Istituzione Ministero ne viene definita la natura politica sostanzialmente ambigua e tragicamente comica. È un luogo dove la liberazione del desiderio può attutire l’isolamento? Come si classifica una persona sola? C’è un sussidio di solitudine? In cosa consiste e chi ne ha diritto? Con cosa bisogna coincidere per essere definiti soli e dunque appartenere a una categoria riconosciuta? È lo scandalo della solitudine.
È l’affollamento degli assenti nelle nostre vite, siano essi vivi, deceduti, spettri o tutta la moltitudine degli incontri mancati. Solitudine tutta contemporanea, di un’allegrezza insidiosa e irragionevolmente lieve. Solitudine come atlante di ricordi, catalogo di gesti, per percorrere il mondo e trattenere qualcosa di un noi; solitudine incarnata in alcuni oggetti, quasi dei kit di sopravvivenza: uno scatolone con tutta la vita dentro, un barattolo di miele fatto in casa, una pianta di plastica verde acceso, un set da pic-nic pronto all’uso, come se fossero ‘sacche di storie’, utensili eccessivi e numinosi per un’esistenza fuori dal normale».
I personaggi
Alma (Giulia Mazzarino) esce poco, le fa paura la materia che esplode, scompare e si trasforma. Raccoglie ogni traccia del proprio presente: il rumore di un’ape quando muore o come suona il mondo fuori dalla sua stanza. Dorme per sognare, a lungo e a colori.
F. (Francesco Villano), è l’unico di cui non sapremo mai il nome completo, sempre alle prese con difficoltà economiche, chiede a più riprese un sussidio al Ministero per la costruzione di un alveare; è ossessionato dal pensiero dell’estinzione.
Primo (Emiliano Masala) è di poche parole. Ha come unico partner una Real Doll, Marta, con cui parla e accanto a cui silenziosamente sogna. Per professione è
un “cleaner-moderatore”, pulisce i social network da contenuti giudicati non ammissibili.
Simone (Tania Garribba) è un’impiegata del Ministero. È una sorta di emanazione stessa del Luogo: incarna i cataloghi, le procedure, i protocolli di tutti gli specifici casi di solitudine che le passano tra le mani. È una figura che intercetta, organizza e riscrive le tracce e le ‘vite degli altri’.
Teresa (Caterina Carpio) è fatta di atti mancati, oscilla tra aspirazioni borghesi e bovarismo. Scrive un lunghissimo romanzo che presto presenterà al mondo –
o almeno così lei crede. Ha un linguaggio ridondante, acceso, letterario, che sembra girare a vuoto.
Durata: 1 ora e 40 minuti
PREMIO UBU 2023
• per la miglior regia: Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni
• per il miglior attore o performer: Francesco Villano
Repliche
Al 17/11/2023
Dati artistici
scene costruite nel Laboratorio di Scenotecnica di ERT
responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttori Davide Lago, Sergio Puzzo, Veronica Sbrancia
scenografe decoratrici Ludovica Sitti e Sarah Menichini, Benedetta Monetti, Rebecca Zavattoni
costumi realizzati da Officina Farani
consulenza alle scenografie Annalisa Poiese
direttore tecnico Massimo Gianaroli
direttore di scena Gianluca Bolla
macchinista e attrezzista Eugenia Carro
capo elettricista Omar Scala
fonico Alberto Irrera
sarta Caterina Gilioli
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro di Roma-Teatro Nazionale, Teatro Metastasio di Prato, La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello
in collaborazione con lacasadargilla
con il sostegno di ATCL
si ringrazia per l’ospitalità in residenza Carrozzerie ǀ n.o.t.
con la collaborazione di Teatro Asioli – Correggio
foto di Claudia Pajewski