Le vacanze
Teatro Arena del Sole Sala Thierry Salmon
A proposito di questo spettacolo
Le vacanze è un dialogo nel prossimo futuro. Non così lontano come vorremmo.
In una pianura che l’innalzamento delle temperature ha reso desertica, sopravvivono piccole oasi dentro valli di colline erose. In un bambuseto che ha resistito agli incendi c’è uno stagno minuscolo, alimentato da una delle poche falde ancora attive. Qui, a mollo nel fango argilloso, due adolescenti, Tom e Lao, cercano refrigerio in una giornata torrida. I due ragazzi sono studenti, in vacanza dopo l’Esame. Per combattere l’afa fanno giochi di visualizzazione nei quali immaginano di essere in luoghi freddi, ricordano la loro infanzia, parlano di sé, dei loro amori, dei genitori ormai morti. E aspettano il Performer, un vecchio artista che gira i poderi della zona come unica attrazione rimasta.
Le vacanze è il resoconto di una giornata di due adolescenti brillanti, eredi curiosi in un mondo estremo: Lao, con la sua fiducia nonostante tutto nella vita e nel futuro, Tom, con la sua precoce disillusione. In un mondo ormai completamente letterale, la fantasia dei ragazzi e la presenza densa, rituale, del Performer, risuonano nel vuoto con la forza di un canto estremo, in un confronto tra generazioni e educazioni diverse, unite nell’emergenza di dover dare un senso alle propaggini di umanità rimasta, in bilico, allora e sempre, tra disperazione intellettuale e volontarismo etico.
Note:
Cosa fare, come scrittore e regista, in questo momento, o direi quasi: d’ora in poi, mi ossessiona da qualche anno. Il collasso si annuncia e tutto il nostro sapere umanistico viene messo alla prova. Molto di quello che abbiamo imparato non serve più. Gli eserciti si stanno preparando, mentre i governi, semplicemente, gestiscono la rimozione, la negazione, per evitare rivolte troppo precoci. Quando si tenteranno, le rivolte, gli apparati dovrebbero essere pronti. Ma non basterà.
In ogni caso Le Vacanze non è un testo sul futuro, ma sul presente, sul presente visto dal futuro. Non mi importava, scrivendolo, descrivere un set futuro credibile ma un dialogo vero tra due giovani umani tra qualche anno. Due giovani privilegiati, come siamo, e saremo ancora un po’, noi qua. Ma due giovani che hanno smesso di perdere tempo, due giovani che di nuovo provano a dare un senso alla loro vita. Ho intrecciato alcuni temi che mi appassionano: una riflessione sul futuro dell’arte, una descrizione dell’adolescenza per come l’ho vissuta io: seria, impegnata, piena di speranza, e un affresco sociale futuro molto scarnificato, faticoso, essenziale. In fondo, è un futuro anche molto monastico, quello che viene fuori, con molto, ormai obbligato, ascetismo e persino un po’ di mistica. E poi arriva, inevitabile, la scienza, a cui già oggi siamo tentati di delegare ogni decisione, come prima facevamo con dio. E allora ho immaginato, ad esempio, che le cure del futuro saranno fonte di dubbio etico, di discussione, come e più di quelle del presente, e che il tribalismo culturale che la pandemia ha svelato sarà ormai parte integrante, e integrata, di quel che rimarrà delle società umane, il contesto in cui si discuterà delle cose. Ma ho sperato che almeno due adolescenti, in quel mondo, riescano a parlarsi, a proteggersi, a vivere ancora per un po’ pienamente. Non ho scritto insomma uno spettacolo di fantascienza ma un piccolo esercizio di pensiero, e di azione, una piattaforma di allenamento ontologico, e etico, nella quale i personaggi viaggiano tra gli estremi dell’umano: tra malinconia elegiaca e passione politica, tra desiderio di vita e pessimismo ragionevole, tra speranza scientifica e illusione, o disillusione, spirituale…Tutto questo sullo sfondo di un mondo in totale siccità, quella che sta cominciando, un mondo in cui una borraccia piena d’acqua di falda varrà come oggi una bottiglia di champagne, e una doccia tiepida all’ombra di un bosco di bambù come un weekend a una spa. Da quel mondo, molto di quello che continuiamo a fare, di cui ancora continuiamo a preoccuparci, appare senza più senso, in effetti.
“Amitav Ghosh fa un parallelismo tra l’accelerazione estrattivista delle società occidentali a partire dalla fine della seconda guerra mondiale e il ripiegarsi progressivo dell’arte, negli stessi decenni, dentro un mero scandaglio della psiche individuale. Le due cose, in particolare a partire dagli anni 80, cioè gli anni della mia adolescenza, non sono slegate. Ora, guardando indietro, lo capiamo. Ora capiamo che dobbiamo disarmarci e aprirci a quello che accade, che arriva, sta arrivando, e dobbiamo farlo con strumenti spesso molto diversi da quelli che abbiamo usato per buona parte della nostra vita. L’esistenza fisica dei nostri figli, dei nostri nipoti, non è più certa. Questo ci accomuna ad altri luoghi, dove ancora oggi, nel mondo, crescere un figlio è una scommessa ardita sulla sua sopravvivenza. Indipendentemente da quanto tempo ci metteremo per arrivare a una situazione del genere anche qui, dobbiamo intanto allenarci a pensarlo, allenarci ad aspettarlo. L’infanzia, anche qui, sta cambiando, sta rischiando di ritornare una mera funzione nella catena produttiva, come ai tempi delle famiglie contadine o delle fabbriche inglesi dell’800. Oppure di scomparire in una nebbia che ce la rende ancora necessaria, in teoria, ma estranea, indifferente, in pratica.
Quello che si apre, per i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze di oggi e del futuro, è forse allora una possibilità picaresca, di libertà radicale e rischiosa, di crescita rapida, su base aggressiva o comunitaria, o un mix di entrambe le cose. Non era in fondo quello che sognavamo, nella nostra adolescenza noiosa, borghese, questa libertà adrenalinica, questa crescita rapida che ci mettesse presto alla pari coi grandi? Non è forse solo in modo violento, inconciliato e inconciliabile, traumatico, che si cresce, che si capisce davvero, forse, perché siamo qui, vivi, insieme?
Le sfide che attendono i cuccioli umani che si affacciano alla vita in questo momento, mi sembra che assomiglino a queste. Da persona che ha vissuto tutta la sua vita all’interno della grande accelerazione, il mio desiderio in questo momento è quello di riuscire a tenere insieme la critica e la proposta. E di essere fino alla fine abbastanza neuroplastico da riuscire a unirmi a queste bande di giovani umani che rifaranno il mondo a loro immagine.”
Estratto dal discorso di accettazione del Premio Riccione all’Innovazione drammaturgica,
4 novembre 2022
Alessandro Berti
prima assoluta
La Biblioteca Salaborsa consiglia
Dan Kieran (a cura di), Cinquanta vacanze orrende. Storie di viaggi infernali, Einaudi, 2008
Polly Pattullo con Orely Minelli (a cura di), Vacanze etiche. Guida a 300 luoghi di turismo responsabile, Einaudi, 2007
Augusto Palmonari, Gli adolescenti, il Mulino, 2001
Laurence Steinberg, Adolescenti. L’età delle opportunità, Codice, 2015
David Wallace-Wells, La terra inabitabile. Una storia del futuro, Mondadori, 2020
Wolfgang Behringer, Storia culturale del clima. Dall’era glaciale al riscaldamento globale, Bollati Boringhieri, 2013
Durata: 75 minuti
Repliche
Al 24/03/2023
Al 31/03/2023
Dati artistici
grazie a Federica Iacobelli, Alice Marzocchi
Il testo Le Vacanze è pubblicato nella collana I Gabbiani – letteratura teatrale per giovani lettori di Edizioni Primavera.
Illustrazione di Pia Valentinis per la copertina de Le Vacanze (© Edizioni Primavera, 2022 – collana i gabbiani)
foto Daniela Neri