Patria Puttana
Teatro Arena del Sole Sala Thierry Salmon
A proposito di questo spettacolo
Dell’universo espressivo di Moscato, le puttane – le cosiddette ‘donne di piacere’, che più spesso è piuttosto disgusto, rammarico, dolore – sono forse le figure più emblematiche e centrali.
Dalla Signora di Pièce noire all’Assunta di Bordello di mare con città, dalle ‘omologate – nel mestiere’ Lulù 1, Lulù 2, Lulù 3 di Trianòn alla stessa Luparella o a Bolero Film e Grand Hotel di Ragazze sole con qualche esperienza, le puttane hanno tutte rappresentato un punto fermo e privilegiato nel dare voce e corpo al concetto/prassi di una scena tesa a smascherare – con malinconia ma anche con tanta ilarità – la presunta insufficienza e marginalità di ciò che viene detto il femminile.
Soprattutto quello ferito, venduto, comprato, mercificato, ingannato e mistificato da una Storia gestita da millenni, in assoluto, dal maschile.
Patria Puttana, allora, è una piccola ma significativa silloge di questa inclinazione e amore di Moscato.
Un rapsodico ma profondo omaggio a quella sorta di casa, territorio, comune luogo di giacenza e resistenza – ‘patria’, appunto – che egli ritiene di dividere e con-dividere con la Donna – naturale o artificiale, tale per biologia o per libera, esistenziale scelta – e con la Prostituta – hegelianamente, libera schiava di un padrone incatenato – facce, entrambe, nella sua scrittura, di un ‘materno’ feroce e tenerissimo, nel mettere in moto tutta la sua accesa fantasia di cantore della Differenza e della Contro-serialità.
Note
Consigli dalla Biblioteca Salaborsa:
- Enzo Moscato, L’angelico bestiario, Ubulibri, 1991
- Curzio Malaparte, La pelle, Adelphi, 2010
- Giuseppe Patroni Griffi, Scende giù per Toledo, Garzanti, 1990