Frankenstein_diptych
(love story + history of hate)
Teatro Arena del Sole Sala Leo de Berardinis
A proposito di questo spettacolo
Attenzione
Le serate del 14 e 15 marzo non prevedono più la sola messa in scena di Frankenstein (history of hate), ma dell’intero progetto Frankenstein_diptych, composto da Frankenstein (a love story) e Frankenstein (history of hate).
I biglietti – inclusi quelli già acquistati – sono validi per la visione di entrambe le parti del dittico.
Motus riunisce in un’unica serata i due capitoli del progetto dedicato alla figura di Frankenstein: Frankenstein_diptych (love story + history of hate). Nel primo capitolo, la solitudine della scrittrice Mary Shelley e delle sue creature diventa il punto di partenza per esplorare il confine tra umano e non-umano; nel secondo, history of hate, emerge l’inceppo del meccanismo amoroso che provoca un ribaltamento dalle conseguenze irreversibili.
È in questo passaggio che l’amore, progressivamente, si trasforma in odio, la benevolenza in violenza, e le creature – inascoltate e isolate – si fanno mostri. Come nel romanzo di Shelley, dove la creatura è definita un “infelice”, anche qui il mostro nasce dalla solitudine, dalla sofferenza e dal rifiuto, in un continuo e doloroso tentativo di trovare un posto nel mondo.
Frankenstein_diptych non si limita a rievocare un mito letterario, ma lo rilancia come specchio politico della contemporaneità: cosa accade quando non troviamo ascolto e quando l’alterità viene percepita come minaccia e non come possibilità? Il progetto affronta le dinamiche di vulnerabilità e rigetto, portando in scena un’opera che è allo stesso tempo riflessione critica e immersione poetica.
Prima parte del dittico, Frankenstein (a love story) ci fa entrare nella solitudine abissale di Mary Shelley e delle sue creature: corpi ibridi, marginali, inquieti, alla ricerca di amore e di relazioni che si rivelano impossibili. Affetti non normati, riconoscimenti mai concessi. Motus esplora il confine fragile tra umano e non-umano, tra cura e abbandono, tra desiderio e paura, attraverso tre figure in scena – la creatrice, il creatore e la creatura – che si fondono simbioticamente in un’unica entità.
Seconda parte del dittico, Frankenstein (history of hate) è il contraccolpo: la conseguenza del rifiuto e dell’incapacità della società di sostenere la relazione con l’altro. È ciò che accade quando l’amore – negato e umiliato – si spezza, quando l’incontro fallisce e si trasforma in rigetto e rabbia. Qui la tenerezza implode, la benevolenza si deforma e il mostro appare tra le fiamme, nel vuoto dell’ascolto, nella ferita della solitudine. Non nasce cattivo: viene reso tale dalla sofferenza e dall’incomprensione, trasformato dallo sguardo altrui.
Durata complessiva: 2 ore con intervallo
Repliche
Dati artistici
Frankenstein (a love story)
ideazione e regia di Daniela Nicolò & Enrico Casagrande
con Silvia Calderoni, Alexia Sarantopoulou, ed Enrico Casagrande
drammaturgia Ilenia Caleo
adattamento e cura dei sottotitoli Daniela Nicolò
traduzione Ilaria Patano
assistenza alla regia Eduard Popescu
scena e costumi Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande
disegno luci Theo Longuemare
ambienti sonori Enrico Casagrande
fonica Martina Ciavatta
grafica Federico Magli
video Vladimir Bertozzi
produzione Motus con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, TPE – Festival delle Colline Torinesi, Kunstencentrum VIERNULVIER (BE) e Kampnagel (DE), residenze artistiche ospitate da AMAT & Comune di Fabriano, Santarcangelo Festival, Teatro Galli-Rimini, Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto-Teatro Dimora | La Corte Ospitale”, Rimi-Imir (NO) e Berner Fachhochschule (CH), con il sostegno di MiC, Regione Emilia-Romagna.
L’abito di Mary Shelley fu disegnato e indossato da Fiorenza Menni nello spettacolo “L’Idealista Magico”
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Frankenstein (history of hate)
ideazione e regia di Daniela Nicolò & Enrico Casagrande
con Tomiwa Samson Segun Aina, Yuan Hu, Enrico Casagrande
in video Silvia Calderoni e Alexia Sarantopoulou
drammaturgia Daniela Nicolò
ricerca e collaborazione drammaturgica Ilenia Caleo
riprese e montaggio video per la scena Vladimir Bertozzi
ambienti sonori Demetrio Cecchitelli
assistenti alla regia Astrid Risberg e Juliann Louise Larsen
assistente al video Isabella Marino
scena e costumi Daniela Nicolò & Enrico Casagrande
direzione tecnica e fonica Martina Ciavatta
disegno luci e video Simona Gallo
tecnico video Theo Longuemare
produzione Motus con Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Snaporazverein (CH) e Romaeuropa Festival
residenze artistiche ospitate da AMAT & Comune di Fabriano, Sardegna Teatro e IRA institute
Contributo video dal film documentario [ÒDIO] vincitore dell’ITALIAN COUNCIL 2024.
nell’ambito del Patto per la Lettura di Bologna